Il ruolo dello Stato sarebbe quello di: organizzare una consultazione generale al fine di fissare gli obiettivi verificabili da raggiungere in un tempo dato; incoraggiare e sostenere gli attori e la loro interazione; assicurarsi della pertinenza delle condizioni quadro; incentivare l’adesione al raggiungimento degli obiettivi; dare l’esempio rinnovando gli edifici di sua proprietà; e infine, verificare che gli obiettivi sono stati raggiunti.

Si stima che in Svizzera, per essere efficaci dal punto di vista energetico, si debba rinnovare un milione di abitazioni. Queste dovrebbero essere per esempio meglio isolate, e riscaldate con mezzi che non usino risorse fossili. Di fatto, il tasso di rinnovo delle abitazioni in Svizzera è troppo basso, se vogliamo contribuire in maniera incisiva allo sforzo di riduzione delle emissioni di CO2. Dovremmo rinnovare due-tre volte più abitazioni ogni anno, cioè ca. 25000 in tutta la Svizzera.
Come società responsabile, abbiamo quindi un obiettivo semplice da perseguire: sviluppare un piano per rispondere a questa urgenza. Il Ticino deve fare la sua parte, e—visto lo stato delle cose nel resto del Paese—potrebbe anche avere un ruolo di pioniere.
Il nostro cantone ha diversi punti di forza: il settore dell’edilizia è ben sviluppato; godiamo di un’esposizione al sole importante; diverse politiche nel settore sono già state lanciate; e abbiamo sul territorio sperimentazioni di successo, come la comunità di autoconsumo energetico di Lugaggia. Vi sono però dei freni, che in parte spiegano il fatto che il ritmo dei rinnovi non sia abbastanza sostenuto. Il primo è che troppo dipende dai soli proprietari: nulla si fa, se questi non prendono l’iniziativa. Purtroppo la politica degli incentivi non basta, e le informazioni sul come procedere non sono ancora abbastanza disponibili e concertate. A mio modo di vedere ci vuole un’azione collettiva, nella forma di un’implicazione di comunità locali, accompagnate da uno Stato che, in questo ambito, deve svolgere un ruolo attivo, quello di uno Stato imprenditoriale (vedi conversazione con Pons-Vignon né Il giro di Boas).
Cerchiamo di vedere come potrebbero evolvere le cose se un proprietario di un immobile di appartamenti decidesse di procedere con un rinnovo come qui auspicato. Ottenuti le informazioni e i crediti necessari, farà eseguire i lavori per migliorare—come opportuno—i serramenti, l’involucro, il tetto. Penserà a istallare pannelli solari (sul tetto, che è sano). Stipulerà accordi per vendere l’energia in eccesso prodotta con i suoi pannelli: ai fornitori di energia, o agli inquilini (per l’illuminazione, la cucina, …). Vediamo che allora la relazione tra proprietario e inquilini dovrebbe essere fissata nel quadro di contratti misti, che implicano più parti (proprietario, inquilini, fornitori di energia, …).
Ancora meglio, se più proprietari decidono assieme di procedere con un rinnovo. Potrebbero allora avere un accesso più semplice al credito, avere un servizio migliore dalle ditte di costruzione, mutualizzare le soluzioni, per esempio con una centrale di riscaldamento condivisa. Si verrebbero così a creare quello che chiamo dei villaggi eco-responsabili. Il termine « villaggio » è qui usato nel senso di piccole comunità abitative, riunite per soddisfare una data finalità, per raggiungere un obiettivo fissato. Vorremmo quindi comunità riunite per migliorare l’efficienza termica e energetica delle loro abitazioni.
In una tale configurazione, il ruolo dello Stato sarebbe quello di: organizzare una consultazione generale al fine di fissare gli obiettivi verificabili da raggiungere in un tempo dato; incoraggiare e sostenere gli attori e la loro interazione (proprietari, inquilini, costruttori, filiere dei materiali, architetti/ingegneri, banche/fiduciari, istituzioni formative, ecc.); assicurarsi della pertinenza delle condizioni quadro; incentivare l’adesione al raggiungimento degli obiettivi; dare l’esempio rinnovando gli edifici di sua proprietà; e infine, verificare che gli obiettivi sono stati raggiunti.
Per cominciare, e per fissare le idee, l’obiettivo potrebbe per esempio essere semplicemente quello di migliorare in maniera misurabile l’efficienza termica e energetica del più grande numero possibile di edifici. Questo senza imporre la maniera di ottenere questo miglioramento, ma richiedendo per esempio un miglioramento di due lettere del valore del Certificato energetico cantonale degli edifici (CECE), che consiste in una lettera tra A e G. Una prima osservazione è che attualmente conosciamo il valore del CECE solo per una piccola parte degli edifici del Cantone, e già solo averne la conoscenza —come preconizzato dal programma di legislatura de I Verdi—permetterebbe di pianificare gli interventi. Una seconda osservazione è che non è ragionevole preconizzare la demolizione degli edifici con dei CECE uguali a F o G, perché questi contengono preziosa cosiddetta energia grigia, che andrebbe persa. La terza e ultima osservazione è che non bisogna dimenticare che vi sono dei proprietari che non hanno necessariamente i mezzi per porre le considerazioni di tipo ecologico al centro delle loro preoccupazioni. Per questi, lo Stato deve avere un occhio di riguardo. In maniera generale, lo Stato e le sue controllate potrebbero intervenire come garanti dei crediti necessari.
In conclusione, per dare la giusta misura di quello che un programma di rinnovamento ambizioso comporta, vorrei indicare che per avere successo dovremo preoccuparci di avere sufficiente materiale per effettuare i lavori necessari, come pure la mano d’opera specializzata, per effettuarli.
Malgrado tutte le difficoltà indicate, un tale programma è una grande opportunità per il Cantone. Certamente per contribuire alla preservazione delle risorse, ma anche per meglio controllare la spesa energetica, per migliorare la qualità di vita, per rilanciare il settore edilizio a servizio di un obiettivo condiviso, per assicurare numerosi impieghi d’avvenire, per spronare l’innovazione, ecc. Vediamo anche come le istituzioni di formazione professionale e quelle universitarie (USI e SUPSI) possano portare un contributo importante a questo programma.
Nota bene: il ruolo dello Stato che abbiamo qui precisato riguarda l’ambito economico; chiaramente il suo ruolo è più generale (vedi per esempio il documento « Come la legge limita l’azione dello Stato »).