Dobbiamo mostrarci accoglienti con tutte le categorie di persone che risiedono da noi, e offrire loro la possibilità di una vita degna.

Raccolgo qui alcune proposte per ridurre le disuguaglianze economiche e sociali, e per combattere la povertà e la precarietà. Alcune sono contenute nella Piattaforma di governo, che citerò in italico, altre sono sostenute da organizzazioni come Caritas o Pro Senectute.
Al fine di promuovere un’economia sostenibile sia dal punto di vista sociale che ambientale, « per combattere le disuguaglianze e il surriscaldamento globale serve un nuovo modo di fare economia. Vogliamo un’economia per le persone, non solo per il profitto! »
Un’economia cioè che non abbia soltanto l’obiettivo di aumentare il valore di indicatori che misurano l’agitazione economica come il prodotto interno lordo (PIL), ma che abbia a cuore l’interesse pubblico. Noi come persone possiamo poi interrogarci sulle nostre abitudini di consumo, e fare la nostra parte (vedi il mio Bollettino n°3 — Meno è più).
« La politica economica e fiscale del nostro Cantone deve favorire unicamente aziende virtuose introducendo un sistema di bonus e malus fiscali, per quanto compatibili con la legislazione federale e promuovendo, tramite aiuti, le aziende attente alle condizioni di lavoro, rispettose dell’ambiente e del territorio. »
Non siamo quindi contrari a sgravi per le aziende, ma li promuoveremmo solo se in cambio per le aziende che si impegnano a promuovere l’interesse generale. In particolare, dobbiamo eradicare la discriminazione salariale e far finalmente rispettare l’Art. 8 (3) della Costituzione federale, che da ormai più di quarant’anni prevede che « uomo e donna hanno diritto a un salario uguale per un lavoro di uguale valore ».
« Noi diciamo basta ad aziende che occupano il nostro suolo unicamente per sfruttare vantaggi fiscali per poi fuggire all’estero e lasciare capannoni o uffici vuoti. »
Questo è un chiaro riferimento critico alla politica economica che ha puntato sul settore della logistica della moda. Possiamo fare meglio, per esempio sviluppando uno Stato imprenditoriale come ho illustrato nella proposta per un Ticino di « villaggi eco-sostenibili » (vedi Proposta). Questo favorirebbe la crescita di settori di utilità pubblica e offrirebbe sbocchi lavorativi sensati per i nostri giovani.
« Per combattere le crescenti disuguaglianze chiediamo una fiscalità più equa: i più ricchi devono pagare la loro parte per il benessere dell’intera società. »
Questa non è una provocazione, è una possibile traduzione dell’Articolo 127 (2) della Costituzione federale, che recita: « per quanto compatibile con il tipo di imposta, […] vanno osservati in particolare i principi della generalità e dell’uniformità dell’imposizione, come pure il principio dell’imposizione secondo la capacità economica. » Inoltre, economisti come Thomas Picketty hanno dimostrato che una delle misure più incisive per ridurre le disuguaglianze che ci interessano qui è proprio la tassazione progressiva dei patrimoni.
Pensiamo inoltre che
« salari adeguati e un’equa pressione fiscale funzionale alla ridistribuzione della ricchezza sono gli strumenti per combattre le disuguaglianze economiche e sociali. »
Ma la ridistribuzione sotto forma di sussidi o garantendo l’accesso a certe prestazioni non basta, perché vi sono per esempio persone in situazione di precarietà che non fanno ricorso alle prestazioni sociali o sanitarie, anche avendovi il diritto, preferendo la carità. Dobbiamo mostrarci accoglienti con tutte le categorie di persone che risiedono da noi, e offrire loro la possibilità di una vita degna. Sul piano regolamentare dobbiamo promuovere la garanzia di salari minimi. In Svizzera ci sono ca. 155000 persone considerate come lavoratori poveri, che pur lavorando non guadagnano abbastanza per vivere. In un’altra direzione, per mantenere il potere d’acquisto, si dovrebbe studiare la possibilità di adottare l’indicizzazione automatica dei salari, come è praticata su larga scala in Belgio.
Concludo indicando (le) altre misure fondamentali per combattere la povertà e la precarietà.
- sorvegliare gli affitti, e creare alloggi sociali: le pigioni sono troppo elevate, e diventa sempre più difficile trovare abitazioni a prezzi abbordabili. Giustamente l’Associazione Svizzera Inquilini ha appena richiesto un controllo statale delle pigioni.
- limitare a 10% del reddito disponibile i premi di cassa malati: è l’obiettivo dell’iniziativa lanciata a fine 2022 dal Partito socialista ticinese. I premi sono aumentati del 130% negli ultimi 20 anni, e 37% delle famiglie svizzere (1,5 milioni) sono sovvenzionate per poter pagare i loro premi. Questo rappresenta un numero doppio di quello registrato a metà degli anni novanta e quattro volte il montante dei sussidi versati allora.
- investire nella formazione e nella formazione continua dev’essere una priorità per la lotta alla povertà; coloro che beneficiano dell’assistenza sociale terminano più difficilmente la loro formazione, e la mancanza di qualifiche riduce la possibilità di trovare un buon impiego, così da impedire l’uscita dalla situazione di assistenza.
- approfondire la conoscenza delle situazioni precarie finanziandone lo studio. A livello nazionale è stato lanciato un monitoraggio della povertà, i cui primi risultati saranno pubblicati nel 2025. In Ticino potremmo creare un osservatorio delle precarietà. L’evoluzione del mondo del lavoro richiede soluzioni innovative per correggere le nuove forme di precariato, e non è sempre facile sapere come intervenire efficacemente. Sappiamo per esempio che i salari ticinesi sono di gran lunga i più bassi della Svizzera, però a causa del costo della vita elevato sembra che sia a Ginevra che le famiglie dispongano del reddito disponibile più basso.