In Svizzera, come nel resto del mondo, la povertà continua ad aumentare. Eppure, una Svizzera senza povertà e precariato è possibile!

« Il bene che assicuriamo per noi stessi è precario e incerto
fino a quando non viene assicurato a noi tutti
e incorporato nella nostra vita comune. »
Laura Jane Addams
(Premio Nobel per la pace, attivista e femminista)
In Svizzera, come nel resto del mondo, la povertà continua ad aumentare! La povertà e la precarietà ci riguardano tutti, e se c’è una cosa che si deve tenere a mente riguardo al ceto medio è che — se le cose non cambiano in profondità — una sua parte rischia di ritrovarsi rapidamente in situazione precaria, come attualmente già circa 1,2 milioni di persone. Eppure, una Svizzera senza povertà e precariato è possibile!
Lo Stato non può correggere tutte le disuguaglianze, ma deve proteggere i più fragili. I cambiamenti per migliorare la situazione riguardano la maniera di impostare la protezione sociale, la redistribuzione delle ricchezze, la formazione e — naturalmente — l’economia. La società nel suo insieme ha una ruolo importante da giocare, ed in particolare le imprese.
Cito un passaggio della nostra Piattaforma di governo riguardo alle disuguaglianze economiche e sociali, che mostra la nostra volontà di affrontare questo tema (p. 6):
« Già prima della pandemia e dello scoppio della guerra avevamo il livello più alto di disuguaglianze dai primi decenni del secolo scorso. Ora l’inflazione ha ulteriormente diminuito il potere d’acquisto del ceto medio e medio-basso. Il rischio povertà è una realtà per molte famiglie e per molti giovani. La difficoltà ad arrivare alla fine del mese e il precariato causano non solo deprivazione materiale ma anche sociale. Esclusione ed emarginazione sono oggi situazioni che dobbiamo contrastare con forza.»
Di fatto, tra il 2014 e il 2019, quindi prima della pandemia, il tasso di povertà è passato da 6,7% a 8,7% della popolazione. Si tratta di persone che vivono con meno del minimo vitale, fissato a ca. 3900 franchi al mese per una famiglia di quattro persone. Vi è però addirittura ca. il 16% della popolazione che è in situazione precaria (o di rischio di povertà), cioè che dispone di redditi considerevolmente inferiori a quelli dell’insieme della popolazione (meno di 60% della mediana del reddito disponibile). A questi si dovrebbero aggiungere coloro che per una ragione o l’altra non sollecitano l’assistenza sociale. Queste persone vivono in condizioni poco dignitose, e ve ne sono sempre di più anche in Svizzera, che vivono in abitazioni di fortuna
I più fragili sono i lavoratori poveri, le donne, gli anziani, e purtroppo anche i giovani. Ricordiamo che vi è una differenza importante tra i salari in Ticino e nel resto della Svizzera. Le donne soffrono maggiormente dell’aumento della povertà: una famiglia monoparentale su cinque in Svizzera è in assistenza e le donne esercitano spesso mestieri meno qualificati o senza protezione sociale (e spesso non beneficiano di un secondo pilastro). Secondo Pro Senectute, circa 20% dei pensionati di più di 65 anni sono vicini alla soglia della povertà, ed è previsto che questa proporzione aumenterà in futuro. L’AVS e le prestazioni complementari non bastano a far fronte all’aumento del costo della vita, e neppure il secondo pilastro permette di correggere la situazione (di chi ne beneficia): uno studio effettuato dall’UBS quando l’inflazione era ancora molto bassa indicava già che AVS e secondo pilastro coprivano all’incirca 60% dell’ultimo salario, il che non basta a coprire le spese dei pensionati che avevano dei piccoli salari. Il Ticino è particolarmente toccato da questa situazione. Per terminare questa triste carrellata, dobbiamo anche prendere atto del fatto che negli ultimi anni sempre più giovani si trovano in assistenza (vedi il video de Il giro di Boas con Edo Carrasco).
Questi fatti dovrebbero bastare per attirare la nostra attenzione sulla necessità di un cambiamento. I ricercatori ci aiutano ad aprire gli occhi su realtà che non vediamo, o non vogliamo vedere, ma dobbiamo tutte e tutti cercare maniere di ovviare a questa situazione, perché ogni persona residente in Ticino possa vivere degnamente. Raccolgo alcune proposte in un documento e vi invito a seguire la conversazione che ho avuto con Fra Martino Dotta (vedi video de Il giro di Boas).