Non si tratta di privarsi all’estremo. È una questione di sobrietà, di accontentarsi di quel che basta. Naturalmente, chi di suo già non ha troppo, lo fa … per forza!

Viviamo a credito, non tanto perché vi è un disavanzo a livello del budget cantonale, ma perché per esempio consumiamo il doppio delle risorse naturali che dovremmo, e perché a causa dell’inquinamento perdiamo ca. 4% del reddito annuale per cittadino. L’economia può proliferare a causa della disparità salariale e dell’ingente lavoro non retribuito fornito tra l’altro dai famigliari curanti e gli eserciti di volontari attivi nei più svariati ambiti. La nostra ricchezza non è tutta dovuta all’attività delle imprese, e invito tutte/i a riflettere su come potremmo contribuire a una decrescita dei consumi (vedi mio contributo su Naufraghi/e).
Forse soffro di allucinazioni, ma a me sembra che il volume della maggior parte dei dolciumi in vendita nelle edicole delle nostre stazioni ferroviarie sia aumentato. Perché? E su un’altra scala continuiamo a cementificare e a sostenere il traffico individuale. In fondo, per decrescere basterebbe diminuire il volume di questi prodotti e tornare a quello di un tempo. Analogamente, basterebbe dire no al PoLuMe, e alla terzia corsia autostradale a sud di Lugano, per permettere una crescita più armoniosa del comparto di Melano (vedi Cartolina).
Non si tratta di privarsi all’estremo. È una questione di sobrietà, di accontentarsi di quel che basta. Naturalmente, chi di suo già non ha troppo, lo fa … per forza!
Si valuta che se si vuole fare sì che la nostra economia non dipenda più da risorse a base di carbonio (quello che viene detto decarbonizzare), circa la metà delle nostre attività economiche dovranno essere modificate radicalmente. Un esempio: non si può decarbonizzare il commercio di banane, perché la maggior parte delle banane vengono prodotte troppo lontano da noi. Quindi per contribuire, in una piccola parte, a far sì che la decarbonizzazione divenga realtà, basta smettere di mangiare banane.
Molti di noi contribuiscono al riciclaggio e cercano di non sprecare risorse alimentari, altri consumano meno carne, altri ancora si muovono solo con i trasporti pubblici. Sono tutti comportamenti lodevoli, che dimostrano una sensibilità e una consapevolezza che sono importantissimi, ma per produrre un effetto sufficiente devono essere accompagnati da misure strutturali, e da politiche pubbliche affermate (la nostra Piattaforma ne propone alcune).
Mi sono già espresso su una politica attuabile per ridurre il consumo energetico (vedi Proposta Per un Ticino di villaggi eco-responsabili). Qui vorrei sottolineare che una cultura della sufficienza dovrebbe essere insegnata nelle nostre scuole (vedi Proposta Ripensare la scuola).
Ci sarebbe ancora tanto da dire sul tema, ma proprio oggi è meglio che mi fermi qui, visto che meno è più!