Partecipare alle decisioni non significa necessariamente decidere. Non si tratta (solo) di estendere (eventualmente) il diritto di voto attualmente riservato ai cittadini. Si tratta di arricchire il dibattito pubblico, cercando di includere nei processi un più grande numero di persone, in maniera inclusiva.

La democrazia non cade dal cielo
e dev’essere praticata
Il nostro sistema di democrazia semi-rappresentativa, strutturato in tre livelli, e che permette un controllo sulle decisioni degli organi legislativi e esecutivi da parte del popolo sovrano, ha molti vantaggi. Aiuta per esempio a preservare le particolarità regionali e a mantenere sveglio l’interesse delle cittadine e dei cittadini per la cosa pubblica.
Sappiamo però che anche in momenti cruciali come le elezioni, molti si astengono dal recarsi alle urne. A torto o a ragione vi è una grande sfiducia nella politica. Questo non significa necessariamente che la popolazione non si interessi al bene comune. In particolare, i giovani hanno mostrato fuori dai circuiti tradizionali quanto si preoccupano del nostro futuro. Però dobbiamo anche tenere presente il fatto che troppi cittadini hanno necessità e bisogni che non permettono loro di preoccuparsi d’altro che il quotidiano, e che una larga fetta di residenti in Svizzera non hanno il diritto di voto.
Abbiamo visto quanto è stata importante l’implicazione della popolazione e dei comuni nell’accogliere i rifugiati ucraini, e sappiamo che molte/i ticinesi già s’impegnano a modo loro sul fronte ecologico. Vi sono innumerevoli iniziative portate da singoli, da associazioni e altre organizzazioni che sono di interesse generale.
Credo che, per raggiungere gli obiettivi ambiziosi di giustizia sociale e ambientale sia necessario poter contare sulla partecipazione dei più, e nella più pura tradizione svizzera, dobbiamo creare le condizioni per l’esercizio di una democrazia maggiormente partecipativa.
Anche se questo avrebbe conseguenze importanti, non è troppo complicato! Innanzitutto dev’essere chiarito che partecipare alle decisioni non significa necessariamente decidere. Non si tratta (solo) di estendere (eventualmente) il diritto di voto attualmente riservato ai cittadini. Si tratta di arricchire il dibattito pubblico, cercando di includere nei processi un più grande numero di persone, in maniera inclusiva.
Ecco qualche esempio:
- a Bellinzona, è previsto che con il progetto demoscan, un panel di 22 residenti discuterà su un tema in votazione e stilerà un rapporto dei pro e dei contro; questo permetterà di arricchire a beneficio della popolazione gli argomenti ideati dai rappresentanti istituzionali; il panel sarà estratto a sorte secondo comprovati criteri di rappresentatività, ed è dimostrato che questo tipo di panel ha una composizione più ricca della popolazione che normalmente va a votare; sarebbe bello generalizzare questa esperienza
- il 15 settembre è la Giornata internazionale della democrazia, e questa viene già festeggiata in varie parti del Cantone; a Ginevra, ogni anno si tiene una « Settimana della democrazia », che riunisce diversi attori istituzionali, associativi, e delle scuole di diversi livelli, per discutere della messa in opera concreta della democrazia; sarebbe auspicabile che anche Ticino si organizzi un evento simile, su scala cantonale;
- a Losanna, come in altre città, un budget partecipativo permette di coinvolgere tutti/e i/le residenti, indipendentemente della nazionalità, nella proposta e la realizzazione di progetti di quartiere; analogamente, si potrebbe immaginare che tutte/i le/i residenti interessati possano per esempio esprimersi sulle decisioni riguardanti la scuola, la viabilità o la pianificazione urbana
- la partecipazione democratica dei futuri cittadini potrebbe essere maggiormente preparata con la promozione del dibattito nelle scuole; la Fondazione Campus per la democrazia, la Nuova società elvetica, e La gioventù dibatte vanno in questo senso
- la politica istituzionale deve fare la sua parte, imparando a lavorare con tutte/i; io farò la mia parte trovando accordi larghi con tutte le parti, in maniera inclusiva ai diversi portatori di interesse, e organizzando scambi in vista del raggiungimento di obiettivi condivisi.
Perché il dibattito pubblico sia di qualità, è importante che sia aperto e che si svolga secondo regole chiare. I media tradizionali giocano un ruolo fondamentale in questo ambito ed è importante che possano continuare a farlo. Con la crescita delle reti sociali e la conseguente migrazione degli introiti legati alla pubblicità, questi media si trovano in grande difficoltà. Personalmente sono favorevole a un sostegno da parte del Cantone ai giornali della nostra regione, anche digitali, che non sussistono solo grazie alla pubblicità.
La democrazia partecipativa può crescere anche in ambito aziendale, e per accompagnare l’evoluzione della società, è auspicabile che anche da noi si sviluppino cooperative, e aziende nelle quali i/le dipendenti partecipino alla gestione (vedi la Mitbestimmung in Germania), in modo da favorire per esempio la conciliabilità, la presa d’iniziativa imprenditoriale, l’impegno sociale, nonché la resilienza dell’impresa stessa.